Ti racconto

Racconto: Un bacio sotto la neve

Luci blu, rosse e verdi che si alternano come se seguissero un ritmo immaginario.
Amo i profumi tipici di questo periodo: cannella, cioccolata calda, l’odore che si sprigiona dall’albero di Natale per il calore di un camino acceso.Lo scoppiettio della legna nel fuoco.
Natale!
Questo è tutto ciò che mi fa pensare al Natale in casa mia; oltre ai festoni, gli addobbi colorati, le calze attaccate, le voci dei cantori di Natale, le risate e le chiacchierate allegre al pranzo. I regali, le carte di ogni genere e colore: oro, rosso, verde, disegnate.

Mi guardo intorno per godermi la tregua, la calma prima della tempesta, tra non molto arriveranno i miei amici per una cena e festeggiare tra noi.
Sistemo gli ultimi pacchetti e sfioro quello per Michael. Chissà quando riuscirò a darglielo; ho anche pensato di spedirglielo in Afghanistan, ma alla fine, tra il non trovare il regalo perfetto e il tempo che ci sarebbe voluto per farglielo avere, ci ho rinunciato. E poi voglio vedere la sua espressione quando aprirà quella scatola. Colleziona 33 giri di cantanti italiani; sua nonna gli cantava sempre quelle canzoni e così ha iniziato a comprarne. Cercava da tempo il disco di un certo Massimo Ranieri e dopo tanto l’ho trovato.

Chiudo gli occhi e mi riempio i polmoni e i sensi di tutto il profumo che riesco a far entrare per conservarlo per un anno intero.
Questo periodo è magico, lo sento dentro, ho come l’impressione che mi ricongiunga con il resto del mondo.

Toc toc.

Apro e davanti a me ritrovo gli amici di sempre.
Ally, entra per prima e con il suo solito modo di essere gioiosa mi travolge con la sua allegria, schioccandomi un rumoroso bacio sulla guancia.
«Ciao Aly, pronta per festeggiare?» Indicandomi con un gesto della testa i pacchetti che i ragazzi tengono pericolosamente in equilibrio e mostrandomi le bottiglie di vino rosso che ha in mano. La lascio entrare ed è seguita da Brian, il nostro amico sempre pronto ad ascoltarci e dare consigli.
«Ehi splendore, come stai? Spero sia tutto pronto perché ho fame.» Scrollando le spalle aggiunge «Dove li mettiamo questi?» riferendosi ai regali.
«Tutto sotto l’albero.» Mentre passano Brian e Ren li accolgo in casa con un caloroso abbraccio.
All’appello manca solo lui.

Mi sento felice, ma la sua assenza in questo periodo è strano. Scuoto la testa cercando di cacciar via la malinconia che oggi sembra proprio non volermi abbandonare. Non voglio rovinarmi la mia festa preferita.

Chiudo la porta e abbandono il mio corpo sulla superficie di legno, osservo il trio che scherza, la casa addobbata, l’albero con le luci e sotto i regali, la tavola pronta per iniziare i festeggiamenti, e sento un calore pervadermi, un senso di famiglia diffondersi ovunque. Siamo sempre stati molto uniti, rapporto che si è stretto ulteriormente negli ultimi dieci anni, da quando Michael si è arruolato nel Corpo dei Marines; averlo sempre in missione in qualche parte pericolosa del mondo, ci agita costantemente, viviamo con la continua paura di ricevere quella telefonata da parte dei genitori, di non vederlo più.

Mentre Ren fa partire della musica natalizia, sento il mio cellulare informarmi di una videochiamata in entrata. Lascio il mio punto di osservazione per affrettarmi a rispondere, so già chi è, solo lui ha quella suoneria. Gli altri mi prendono in giro. Tutti se ne sono resi conto, sono a conoscenza dei miei sentimenti. Tutti tranne Michael, forse perché è più il tempo che passa fuori dal paese rispetto a quello che è qui con noi, con me.
Dicono che devo farmi coraggio e dichiararmi prima di perderlo. E se lo perdessi comunque? Magari per lui sono rimasta solo la sua amica buffa, che cade e si fa male con un niente; quella bambina con le ginocchia sempre sbucciate e i codini che lui mi tirava di continuo. È sempre stato circondato da bellissime ragazze, mentre io sono… semplicemente io. Non ho niente che attiri, sono la classica ragazza della porta accanto con i capelli rossi e ricci, gli occhi verdi e le efelidi sul viso. Odio quelle macchioline, impossibili da coprire anche con il trucco.

«Michael, come stai?» chiedo subito, con il cuore che batte all’impazzata. Erano mesi che non lo vedevo. Se fosse qui sentirebbe nitidamente il suo suono, una sorta di tamburo che non smette mai.
«Ciao Streghetta, tutto bene. Stanco… anzi non è che mi apriresti la por…»
Non lo lascio nemmeno finire di parlare e sono già fuori, mentre mi tuffo tra le sue braccia. Non ci posso credere, ora è Natale. Finalmente posso stringerlo e sincerarmi che sia effettivamente tutto intero. Il cuore batte all’impazzata; è bellissimo nella sua divisa, sentire il suo profumo e il suo calore mi fa impazzire. Ogni volta che torna sento come se smettessi di trattenere il respiro e tornassi a vivere, come se il mondo si fermasse per tornare a muoversi vicino a lui.
Intorno a noi sparisce tutto, il bianco della neve che ha ammantato tutto, le luci delle decorazioni fuori le case, i nostri amici, tutto. Esistiamo solo noi. Poi il mio cervello registra una presenza al nostro fianco.
Scendo cercando di darmi un tono e riprendermi dalla sorpresa, o forse sarebbe meglio dire sorprese.
«Streghetta, ti presento Holly. È un mio commilitone. Andavamo verso la stessa parte dell’America e così ci siamo fatti compagnia.» Rimango lì, ferma come una scema, senza sapere cosa dire o fare. L’unica cosa che penso è che sia finita, il mio cuore lo ha perso.
«Streghetta ha un nome vero. Smettila Michael. Ciao, io sono Ally. Loro sono Ren e Brian.» Interviene Ally, io sono ancora fuori di me. «Mentre la padrona di casa si chiama Alyssa.»
«Wow, Michael, mi hai parlato così tanto di loro che mi sembra di conoscerli da sempre.» È pure simpatica, oltre a essere bella. Corpo slanciato, tonico dall’attività che fa un soldato, capelli del colore del caramello e occhi nocciola da cerbiatta.
«Eh sì, sono fantastici.» Si sorridono complici.Continuo a fare scena muta, mentre gli altri parlano, si presentano, si salutano.
«Che ne dite se rientrassimo? Non mi sento più le mani e i piedi.» Stavolta è Ren a prendere le redini della situazione.
Sto facendo una figura pessima, ma è come se il mio cervello avesse avuto un blackout.
Una volta dentro le azioni si svolgono in modo quasi meccanico, mentre nella mia testa continuano a vorticare le parole: “Hai perso tempo!” e “L’hai perso per sempre!”
Mentre sistemo l’arrosto e le patate nel piatto sento delle mani stringermi i fianchi per poi arrivare a posarsi sulla pancia. Il mio corpo inizia a prendere vita, le mani che lasciano andare le posate, il cuore che batte all’impazzata, il naso che ritrova il suo profumo preferito, la testa che si abbandona sul petto.Michael mi fa tutto questo solo con un abbraccio. Poi sposta con il naso i capelli per poter arrivare al mio collo. Lo sento respirare il mio profumo. Siamo di nuovo solo noi due, il chiacchiericcio nella stanza a fianco lo sento sempre più lontano.
«Mi sei mancata. Mi manchi ogni volta che parto e sono in qualche città lontana e sconosciuta.» La sua voce è bassa, a un passo dal sussurro.
«Perché mi fai questo?»
Ma come diamine mi è venuto in mente di dire questa frase?
Rimango in silenzio con la speranza che non mi abbia sentita.
«Aly, cosa…» Si stacca, si passa una mano sulla testa per poi strofinare un po’ più a lungo la nuca. Conosco bene questo gesto, lo fa quando si sente in difficoltà e deve riflettere.
«Michael cosa c’è tra te e…» Non voglio nemmeno nominarla; la gelosia serpeggia in me.
Mi guarda, anzi forse sarebbe meglio dire che mi fissa, «Niente, mai successo niente con Holly. Perché questa domanda?» Ha specificato il “con Holly” e a questo punto la gelosia esplode.
«Ti sei trovato una soldatessa? Mentre io ero qui, preoccupata, a tormentarmi, a pensarti, a innamorarmi sempre più di te» grido poi, come mi rendo conto di cosa mi sia uscito dalla bocca, scappo.
Scappo da casa mia, senza stivali, senza giacca. Complice la sera della Vigilia non incrocio nessuno. Scappo con la coda tra le gambe, mortificata. Non so nemmeno dove stia andando, ma fuggo da una realtà che non mi piace, da un amore perso senza averlo mai avuto. Devo sbollire la rabbia. Non sento nemmeno il freddo. Sento solo il dolore al centro del petto, un dolore sordo, latente, che mi spezza il respiro, che mi fa piangere. Ma stupida io che non mi sono mai fatta avanti, che ho aspettato per avere cosa?
«Aly.» Passi pesanti mi inseguono.
«Alyssa, fermati!» Un tono duro, forte, da soldato mi fa inchiodare, ma non mi volto, non voglio guardarlo negli occhi.
Michael mi raggiunge; uno sbuffo bianco mi esce dalla bocca.
Sento le sue braccia stringermi di nuovo.
Il suo petto caldo contro la mia schiena ghiacciata.
Lacrime calde bagnano il mio viso e vengono portate via dal vento gelido.
Mi gira e io serro gli occhi, non posso guardare le sue splendide iridi azzurre, i capelli a spazzola, la sua mascella squadrata.
«Da quanto Aly?» Che strano, la sua voce ora suona insicura.
«Da anni.»
«Perché non me l’hai mai detto?» Sembra quasi triste, ma perché si comporta così? Mi confonde, mi fa sperare.
«Per paura di perderti, per…» dico con un filo di voce, sussurrandolo.
«Aly, guardami!» Mi stringe il mento tra le sue calde e forti dita, ma io gli sfuggo. Non voglio, anzi non posso guardarlo. Non voglio che mi veda in queste condizioni.
«Aly, sono io, Michael, quello che è cresciuto con te, che ti ha difesa dagli altri bambini a scuola. Siamo cresciuti, ma siamo sempre noi, siamo ancora quei bambini.» Mi accarezza dolcemente le guance. Sente che sto piangendo, ma non dice niente, si limita solo ad asciugarmi le calde e salate lacrime.
«Michael, perché fai così? Perché mi parli in questo modo, mi confondi, mi distruggi» dico facendo un enorme sforzo, tra un singhiozzo e l’altro, con il cuore sempre più stretto nella sua morsa di dolore.
«Perché ti amo da una vita, Alyssa, o per lo meno a me sembra da sempre. Ho aspettato, non pensavo di essere abbastanza per te, così ho deciso di diventare qualcuno di cui essere fiero e mi sono arruolato. Il tempo è trascorso velocemente, missione dopo missione e più correva, più pensavo che non potevo chiederti di stare con un marine, farti vivere con la paura di vedermi tornare in una bara fredda.»
Cuore smetti di battere così veloce.
«Quanto tempo perso, Aly!» Sospira sulla mia bocca.
Spalanco gli occhi e socchiudo le labbra.
Un attimo e la sua bocca è sulla mia. Il mio mondo subisce una frenata brusca per poi cambiare il suo asse e iniziare a ruotare in modo più veloce. Richiudo gli occhi, assaporo il nostro bacio, un bacio infinito, un bacio sotto la neve, un bacio che ha i colori delle lucine dell’albero di Natale che esplodono dietro le mie palpebre abbassate.
«Ti amo, Streghetta. Da sempre, credo.»
«Ti amo, Michael.»

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